
OMEGA-3 INDEX: un importante indicatore di salute
In un contesto nel quale la valutazione dello stato di salute del singolo individuo è eseguita con numerosi strumenti efficaci, l’analisi lipidomica assume un ruolo di primo piano per la tutela del benessere di ciascuno. La correlazione esistente tra la quantità di omega-3 presenti nel corpo e lo stato di benessere, o meglio di assenza →
Basti pensare che la fisiologia cellulare non può prescindere dall’assenza di acidi grassi omega-3 EPA e DHA, la cui concentrazione nel corpo è correlata direttamente a parametri quali diminuzione del rischio di mortalità totale, ictus ischemico, infarto del miocardio, riduzione del volume cerebrale, riduzione della progressione verso la demenza, della depressione post-partum, solo per citare alcuni esempi.
Se gli esseri umani non possono vivere senza EPA e DHA, si pone la seguente questione: quali sono i livelli ottimali per il corpo umano? Nell’ambito delle malattie cardiovascolari, ad esempio, sappiamo che gli individui con un indice HS–Omega-3 superiore all’8% (misurazione di somma % di EPA e DHA nella membrana dei globuli rossi) hanno un terzo di probabilità in meno di morire entro 10 anni rispetto a quelli con un indice inferiore al 4%. Ulteriori dati scientifici suggeriscono che l’intervallo ottimale dell’indice HS–Omega-3 è l’intervallo 8–11%, che vale anche per la salute del cervello, la gravidanza, l’allattamento e tutti altri aspetti di salute. I valori superiori all’11%, generalmente, non mostrano ulteriori benefici. I soggetti con condizioni infiammatorie croniche, però, rappresentano un’eccezione e può essere auspicabile un indice leggermente superiore.
Tale approccio analitico dunque sposta il focus non tanto sul dosaggio di omega-3 da assumere, che idealmente andrebbe personalizzato (ricordiamo che si tratta di molecole essenziali, da assumere regolarmente con l’alimentazione), ma sull’importanza del mantenimento di un buon indice di omega-3 nel sangue.
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Quali sono i
carboidrati da
scegliere?
Scegliere i carboidrati giusti e la loro forma corretta è fondamentale per ottimizzare le prestazioni fisiche. I carboidrati sono essenziali come combustibile per produrre energia durante l’attività fisica e vengono immagazzinati sotto forma di glicogeno nel fegato e nei muscoli.
Durante l’esercizio, →
L’assunzione di carboidrati durante l’esercizio offre diversi benefici per mantenere l’energia e le prestazioni, risparmiando glicogeno, fornendo una fonte esterna di energia muscolare e prevenendo l’ipoglicemia. Durante l’attività fisica, i carboidrati possono essere integrati sotto forma di gel, barrette o polvere.
Le barrette energetiche hanno tempi di assimilazione più lunghi rispetto ai carboidrati in gel o in polvere; quindi, sono consigliate per attività di almeno due/tre ore. In caso contrario, il beneficio delle barrette energetiche si farà sentire solo dopo che l’attività sarà terminata. Inoltre, essendo carboidrati in forma solida, possono fornire una sensazione di sazietà per attenuare la fame dopo alcune ore dall’inizio dell’esercizio.
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I batteri clostridi
sono
amici o nemici?
I batteri Clostridi appartengono al Phylum dei Firmicutes. Di che genere di microrganismi si tratta? In realtà, ce ne sono diversi tipi, perché abbiamo visto come sia complessa la classificazione di ogni ceppo batterico. Stiamo parlando di un microrganismo che visto al microscopio appare con una tipica forma a fuso →
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Approccio integrato per equilibrio ecosistema intestinale
I disturbi funzionali gastrointestinali sono definiti come una variabile combinazione di disfunzioni gastrointestinali ricorrenti non riconducibili a chiare anomalie organiche, strutturali o biochimiche ma ad anomalie funzionali del tratto intestinale, come: alterazioni della motilità intestinale, della funzione immunitaria o →
Dalla letteratura scientifica si evince che il 15-20% della popolazione dei paesi occidentali ne sia affetto, con una maggiore prevalenza nella popolazione femminile (rapporto 2:1). Il microbiota intestinale è un ecosistema complesso costituito da svariati microorganismi che giocano un ruolo cruciale nel mantenimento dell’omeostasi. I probiotici, ossia “microrganismi vivi che somministrati in preparazioni di adeguata concentrazione esercitano effetti favorevoli al benessere e alla salute dell’ospite”, hanno dimostrato in numerosi trial clinici di modulare il microbiota verso l’eubiosi attraverso la promozione della funzione di barriera della parete gastrointestinale, la regolazione delle risposte immunitarie, l’antagonismo nei confronti di batteri patogeni e infine la sintesi di composti ad attività enzimatica o di metaboliti benefici per l’ospite. Un’analisi retrospettiva condotta su 535 soggetti adulti ha esaminato gli effetti su disturbi intestinali di un nuovointegratore alimentere, contenente 5 ceppi probiotici (Bifidobacterium animalis, Lactobacillus acidophilus, paracasei, rhamnosus e Streptococcus thermophilus), una fibra α-gluco oligosaccaride, l’estratto mineralizzato di Lithothamnion e l’acido ialuronico. Il trattamento per un mese ha alleviato la frequenza e l’intensità di gonfiore, discomfort intestinale, la flatulenza e il tenesmo. Il sollievo dal fastidio è evidente in tutti i gradi di gravità. In particolare, più della metà dei soggetti, che inizialmente presentavano disturbi severi, ha riportato una riduzione dell’intensità dopo un mese di trattamento.
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Berberis utile per la funzionalità del sistema cardiovascolare
Gli integratori alimentari stanno assumendo un ruolo centrale anche nella funzionalità del sistema cardiovascolare. Per esempio le linee guida ESC/EAS sulle dislipidemie prevedono, un approccio a step per il controllo del colesterolo LDL, con una diminuzione del valore target nella maggior parte delle categorie di rischio, →
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Metabolomica, microbiota
e glutammina
Le recenti scoperte riguardo l’asse intestino-cervello, il microbiota e l’importanza della permeabilità intestinale hanno portato una particolare attenzione al sistema gastrointestinale. Un nuovo punto di vista su questo panorama è stato fornito dall’introduzione della metabolomica nella pratica clinica: →
Le analisi metabolomiche permettono di identificare i cambiamenti biochimici, anche precoci, legati anche alla funzionalità dell’apparato digerente e alla compromissione dell’ecosistema intestinale, ovvero del microbiota.
Il microbiota intestinale infatti regola l’equilibrio dell’ospite grazie alla sua capacità di produrre e regolare una moltitudine di sostanze.
La sua composizione è strettamente legata alla struttura della parete intestinale, la cui permeabilità dipende a sua volta da un aminoacido di grande importanza, la glutammina.Metabolomica, microbiota e glutammina lavorano quindi in sinergia per la salute del nostro intestino.
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Come
ritrovare l’energia
riducendo l’acidosi
Ogni cellula del corpo è costantemente in uno stato di attività metabolica. Per un metabolismo ottimale, le cellule necessitano di un ambiente stabile che comprenda la temperatura corporea costante, la composizione del liquido extracellulare e il corretto valore del pH. Poiché l’acidosi compromette le prestazioni →
Gli enzimi sono proteine che agiscono come catalizzatori biologici (biocatalizzatori) e quindi accelerano le reazioni chimiche. Si legano alle molecole e le modificano in modi specifici. Sono essenziali per la respirazione, la digestione del cibo, la funzione muscolare e nervosa, per stimolare la produzione di energia cellulare, il trasporto cellulare e quasi tutti gli aspetti del metabolismo. Per lavorare in modo efficiente, gli enzimi richiedono un livello di pH specifico
– Al valore ottimale del pH enzimatico, gli enzimi lavorano in modo efficiente, ad esempio nella distruzione di macronutrienti come carboidrati, grassi e proteine per la produzione di energia.
– L’aumento o la diminuzione del pH può portare alla denaturazione degli enzimi coinvolti nel metabolismo energetico, con conseguenti cambiamenti strutturali e la compromissione della loro funzione.
– Questo effetto sui processi metabolici può portare a disfunzioni metaboliche
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Come un software rivoluziona l'approccio del nutrizionista
L’utilizzo di un software professionale per elaborare le diete offre diversi vantaggi al nutrizionista, tra questi i più rilevanti sono:
Precisione e accuratezza nella creazione dei piani alimentari, tenendo conto delle esigenze nutrizionali individuali, delle preferenze alimentari, delle intolleranze e delle allergie dei pazienti. →
Efficienza e risparmio di tempo grazie alla possibilità di selezionare rapidamente gli alimenti da un database completo e generare automaticamente piani alimentari personalizzati.
Gestione delle interazioni con i principi attivi dei farmaci che maggiormente si possono trovare nei pazienti con patologie ad esempio cardiache.
Facilità di applicazione degli aggiornamenti alle linee guida nutrizionali, consentendo al professionista di adattare le diete velocemente.
Migliore organizzazione dei dati del paziente; facilitando la conservazione digitale dei dati il professionista si muove più facilmente anche con un numero elevato di pazienti.
Pazienti più soddisfatti grazie all’uso di strumentazioni avanzate di misurazione e di contatto digitali ad esempio bia, adipometro e applicazioni sul telefonino
In conclusione, l’utilizzo di un software professionale per elaborare le diete porta il nutrizionista a poter gestire un maggior numero di pazienti quasi senza margini di errori spostandosi liberamente senza carte in tutti gli studi.
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Metabolomica, microbiota
e glutammina
Le recenti scoperte riguardo l’asse intestino-cervello, il microbiota e l’importanza della permeabilità intestinale hanno portato una particolare attenzione al sistema gastrointestinale. Un nuovo punto di vista su questo panorama è stato fornito dall’introduzione della metabolomica nella pratica clinica: →
Le analisi metabolomiche permettono di identificare i cambiamenti biochimici, anche precoci, legati anche alla funzionalità dell’apparato digerente e alla compromissione dell’ecosistema intestinale, ovvero del microbiota.
Il microbiota intestinale infatti regola l’equilibrio dell’ospite grazie alla sua capacità di produrre e regolare una moltitudine di sostanze.
La sua composizione è strettamente legata alla struttura della parete intestinale, la cui permeabilità dipende a sua volta da un aminoacido di grande importanza, la glutammina.Metabolomica, microbiota e glutammina lavorano quindi in sinergia per la salute del nostro intestino.
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Lo sportivo: diverse acque nei momenti della giornata
Durante lo sport la dispersione di sali tramite il sudore può essere molto copiosa, di conseguenza questi vanno assunti contemporaneamente alla loro perdita. A questo scopo esistono integratori (prevalentemente in polvere) che contengono queste miscele di sostanze →
Un errore tutt’altro che banale e di frequente riscontro è quello di usare un’acqua già ricca di elettroliti (ad esempio quella di acquedotto) per diluire le polveri di sali e zuccheri; questo comporta il rischio di superare l’osmolarità ideale che è quella dei fluidi organici, per questa ragione le bevande specifiche per lo sport devono essere isotoniche cioè avere la stessa osmolarità (concentrazione) del plasma. In sostanza se un dato quantitativo di polvere sciolto in acqua raggiunge, di per sé, una determinata osmolarità, c’è un concreto rischio di creare una bevanda troppo concentrata se si usa un’acqua ad elevata carica minerale.
Per questa ragione l’acqua da usare per creare le bevande da consumare durante sport dev’essere povera di sali. Un’acqua con le caratteristiche per il consumo a riposo diventa quindi un eccellente “diluente” delle polveri miste, con cui si possono creare le bevande da sport. Considerato che è assai difficile introdurre sufficiente quantità di liquidi durante uno sforzo prolungato, la reidratazione assume una grande importanza, specie se si dovrà ripetere un simile esercizio il giorno dopo; a questo scopo l’acqua minimamente mineralizzata, è quella migliore da usare assieme ai pasti, per favorire al meglio il ripristino delle condizioni ideali.
Estratto da:
Lo sportivo: diverse acque nei diversi momenti della giornata
European Sport Nutrition Society
Autori: Nicola Sponsiello – ESSN Padova
Styven Tamburo – ESSN Iesi (An)
Supervisore:
Antonio Paoli – Presidente ESNS
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Effetto dieta chetogenica su pazienti affetti da lipedema
Il lipedema è una condizione sottodiagnosticata nelle donne spesso fraintesa con l’obesità, caratterizzata da un aumento simmetrico del tessuto adiposo sottocutaneo (SAT) degli arti inferiori, risparmiando il tronco. Il tessuto adiposo sottocutaneo del lipedema →
Obiettivo dello studio è la valutazione dell’impatto di una speciale dieta Very Low Caloric Ketogenic diet alimentare modificata (mVLCKD) a basso contenuto di carboidrati, ipolipidica e normoproteica sulla perdita di peso, sulla riduzione degli arti, sul dolore, sull’edema o riduzione del contenuto di acqua dei tessuti in pazienti affetti da lipedema.
Metodi: Un totale di 23 donne con diagnosi di lipedema, di tutti i tipi e stadi che colpiscono le gambe, (BMI: 28,4±3,7 kg/m2 ed età 25-60 anni) sono state sottoposte a 8 settimane di dieta VLCKD modificata (dieta VLCKD alimentare integrata con pasti a basso contenuto di carboidrati e ad alto contenuto proteico- Medicarb®)e, successivamente, a 8 settimane di dieta in cui venivano reintrodotti gradualmente i carboidrati fino ad arrivare a una dieta mediterranea nella fase di mantenimento c. Il dolore (scala analogica visiva) il peso e la composizione corporea sono stati misurati al basale, alla settimana 8 e settimana 16.
Risultati: La dieta mVLCKD ha indotto una perdita di peso significativa di -7,2 ± 3.8 kg ( p <0,001), una riduzione del dolore di -2,5 ± 0,4 cm (p = 0,020) e una riduzione dell’edema degli arti inferiori nelle prime 8 settimane. La perdita di peso è rimasta stabile tra la settimana 8 e la 16 (0,3 ± 0,7 kg, p = 0,430), ma il dolore è lievemente aumentato dopo la reintroduzione dei carboidrati anche se non come ai livelli basali. È stata riscontrata una correlazione significativa tra la quantità di grasso e il dolore percepito e tra l’ecw e il dolore percepito.
Conclusioni: La nostra speciale dieta chetogenica modificata (mVLCKD) è associata alla riduzione del dolore percepito, alla riduzione dell’edema degli arti inferiori e del loro volume, nei pazienti affetti da lipedema.
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Salute della donna: connessione tra nutrizione e microbiota
Il ruolo del microbiota è ormai indiscusso, pur essendo quello intestinale il più studiato, nel corpo umano si trovano molti altri distretti in cui è possibile riscontrate la presenza di microbiota specifici. Tra questi sicuramente il microbiota vaginale ricopre un ruolo fondamentale →
In quest’ottica i lattobacilli esercitano un ruolo cruciale nel mantenere l’omeostasi del microbiota vaginale e costituiscono un’importante barriera contro le infezioni. Sulla base delle evidenze scientifiche disponibili e attraverso specifici studi in-vitro è stato possibile determinare il meccanismo d’azione dei ceppi che costituiscono il complesso probiotico SynbÆctive® Femme, composto dai ceppi L. rhamnosus LRH020, L. plantarum PBS067 e B. animalis subsp. lactis BL050.
I ceppi probiotici hanno dimostrato notevoli proprietà sia antimicrobiche (produzione di metaboliti, competizione, co-aggregazione), contro patogeni uro-genitali come E. coli, C. albicans, C. glabrata, G. vaginalis, A. vaginae, T. vaginalis e N. gonorrhoeae, sia nella risposta infiammatoria, attraverso la modulazione di specifiche citochine anti-infiammatorie. SynbÆctive® Femme è una formulazione probiotica basata su ceppi specifici di origine intestinale, capaci di colonizzare e persistere nel tratto gastrointestinale prima, migrando poi a livello vaginale dove sono in grado di esercitare la loro attività, garantendo un effetto a lungo termine. SynbÆctive® Femme si rivolge alle donne in tutte le fasi della loro vita, offrendo soluzioni contro infezioni da lieviti e batteri, nonché in qualsiasi tipo di disbiosi vaginale. L’associazione specifica dei ceppi selezionati dai laboratori di R&S dell’azienda SynBalance è stata oggetto di approfondite caratterizzazioni cliniche. Un primo studio randomizzato in doppio cieco ha dimostrato la capacità dei ceppi, assunti per via orale, di colonizzare e persistere nel tratto vaginale. Inoltre, è stata osservata una persistenza dei microorganismi anche dopo la conclusione del trattamento.
Successivamente è stata valutata l’efficacia di SynbÆctive® Femme nelle donne affette da vaginosi batterica. Alla fine dello studio, è stato osservato un significativo miglioramento dei sintomi associati, come rossore e bruciore, e una notevole riduzione delle recidive nel gruppo trattato rispetto al gruppo di controllo (16% contro 40%).
Infine risultati recenti, ottenuti su un panel di donne in menopausa, hanno dimostrato miglioramenti significativi per quanto riguarda la modulazione dell’infiammazione, condizione comune per questo target di età in quanto la variazione ormonale porta ad una progressiva secchezza vaginale così come alla perdita di elasticità, creando una condizione favorevole per lo sviluppo di infezioni. Un ulteriore miglioramento osservato è stato a livello della composizione del microbiota vaginale poiché si è osservato un incremento della popolazione lattobacillare, nota a supportare il microbiota vaginale, ed una diminuzione delle specie patogene. Grazie alla sua ampia efficacia, SynbÆctive® Femme rappresenta una soluzione preziosa sia per la prevenzione che per il trattamento delle condizioni che possono interessare le donne durante il corso della loro vita, posizionandosi come un alleato sostenibile nella vita quotidiana.
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dieta VLCKD in paziente obeso, celiaco con emicrania
Le diete chetogeniche a bassissimo contenuto calorico (VLCKD) sono indicate come valido
strumento per il trattamento dell’obesità patologica. Evidenze scientifiche suggeriscono un’associazione tra
sovrappeso/obesità e →
questi pazienti. Questo case report descrive la gestione clinica di una paziente affetta da obesità, emicrania
e celiachia attraverso una dieta VLCKD di 6 mesi, integrata con un probiotico. L’intervento nutrizionale ha
consentito una significativa riduzione del peso corporeo e il miglioramento dei sintomi dell’emicrania, confermandosi sicuro e adatto nel contesto di una celiachia.
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Farmaco vegetale e azione terapeutica potenziata
La Medicina tradizionale orientale, in particolare quella cinese, risulta essere una delle più articolata e strutturata applicazione delle erbe medicinali in ambito fitoterapico sia del passato ma anche dell’attuale studio delle associazioni tra piante medicinali. Una revisione sistematica →
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Gli effetti della cottura a bassa temperatura sugli alimenti
I vegetali sono una delle componenti più importanti e abbondanti in una dieta sana ed equilibrata. Sono fondamentali per il loro apporto di fibra, sali minerali, vitamine, composti bioattivi ed acqua. Evidenze scientifiche dimostrano che il consumo quotidiano di 5 porzioni →
Se trattati con metodi di cottura prolungati e ad alta temperatura come la bollitura o la cottura alla piastra, i vegetali perdono una grande quantità di micronutrienti che, con una cottura a bassa temperatura (tra i 45° e i 90°C), possono essere mantenuti a concentrazioni più elevate e, in alcuni casi, essere più biodisponibili.
La cottura a bassa temperatura inoltre permette di preservare le caratteristiche organolettiche; se trattati in questo modo gli alimenti conservano il loro sapore, l’aroma ma anche la consistenza ed il colore.
Particolare attenzione viene posta ai composti bioattivi: glucosinolati, carotenoidi e polifenoli.
I glucosinolati sono sostanze idrosolubili presenti soprattutto nelle Brassicaceae (cavoli, cavolfiori, cavoli cappucci, broccoli…) sono noti per la loro attività antitumorale.
Durante la preparazione e la cottura degli alimenti che li contengono, queste sostanze vengono attivate da un enzima, la mirosinasi, proprio per questo motivo la cottura ne aumenta la biodisponibilità.
I carotenoidi sono, al contrario dei glucosinolati, delle sostanze liposolubili, si tratta di pigmenti che danno la classica colorazione rosso-arancione ai vegetali.
Dal punto di vista nutrizionale sono molto importanti perché in questa categoria ritroviamo le provitamine α e β carotene, che nell’organismo vengono convertiti a vitamina A. In questa classe c’è anche il licopene che ha azione antiossidante.
Infine i polifenoli, sostanze interessanti dal punto di vista nutrizionale che derivano dal metabolismo secondario delle piante, danno colorazione, astringenza, aroma e flavor agli alimenti.
È stato dimostrato che la cottura a bassa temperatura permette di ridurre notevolmente le perdite di questi composti e di renderli maggiormente disponibili per l’organismo dove possono manifestare i loro effetti positivi per la salute.
I glucosinolati proprio per la loro natura idrofilica tendono ad essere dilavati con le acque di cottura, inoltre sono sensibili alle alte temperature. Se per trasformarli si usano metodi che prevedono l’impiego di basse temperature e l’acqua impiegata non viene eliminata, la concentrazione di queste sostanze rimane più elevata.
Per quanto riguarda i polifenoli si è visto che, come i glucosinolati, sono sensibili alle alte temperature e, in alcuni casi, vengono persi anche attraverso la reazione di Maillard.
I carotenoidi aumentano la loro disponibilità a seguito della cottura ma anch’essi sono sensibili ad alte temperature.
Si può concludere affermando che, gli alimenti vegetali trasformati a bassa temperatura in tempi idonei a ciascuna tipologia, mantengono una più elevata concentrazione di composti bioattivi con attività provitaminica e antiossidante. Inoltre mantengono gusto, aroma e consistenza risultando più appetibili.
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Pistacchi Americani: gusto e salute racchiusi in piccoli tesori verdi
Il pistacchio è un prodotto che vanta numerose proprietà benefiche note sin dai tempi antichi e gli Stati Uniti sono tra i primi produttori mondiali. Molte delle proprietà salutari di questo frutto derivano dalla sua composizione e dalla sua ricchezza di micronutrienti benefici per l’organismo. →
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Analisi microbiota per un’integrazione personalizzata
L’analisi del microbiota intestinale ha assunto un ruolo sempre più rilevante nella comprensione della salute umana. Tuttavia, per progredire ulteriormente nella ricerca, è necessario disporre di una vasta banca dati e di strumenti avanzati come il machine learning per delineare interventi →
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Fibre e
amido resistente: un binomio perfetto
La fibra alimentare è l’insieme delle componenti degli alimenti di origine vegetale che non viene digerita dagli enzimi dell’apparato digerente, ovvero i polisaccaridi non amilacei (NSP) e un idrocarburo policiclico, la lignina; la quantità relativa di NSP →
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L'EPA e il DHA aiutano a ridurre il rischio di diabete di tipo 2
Diabete di tipo 2: Omega 3 EPA e DHA ne diminuiscono i rischi. Gli omega 3 sembrano proteggere dal diabete di tipo 2 i soggetti con alti livelli di acidi grassi liberi, che invece favoriscono l’insorgenza della patologia. In particolare, l’elevato Indice di omega-3 la percentuale di →
Gli acidi grassi liberi circolanti, noti anche come acidi grassi non esterificati (NEFA), rappresentano una fonte di energia per l’organismo. Essi vengono rilasciati nel circolo sanguigno dall’ enzima lipasi, presente nei vasi sanguigni, nei muscoli e nelle cellule adipose. Una concentrazione di NEFA cronicamente elevata, però, può avere conseguenze patologiche in soggetti obesi o diabetici e rappresentare un fattore predisponente la morte improvvisa. Alcuni studi hanno suggerito che i NEFA possono aumentare il rischio di diabete di tipo 2, una forma diabetica molto diffusa. La patologia si manifesta in età adulta ed è caratterizzata da un duplice difetto: la scarsa produzione di insulina oppure una inadeguata risposta dell’organismo all’insulina prodotta. Gli omega-3 attenuano l’azione dei NEFA
Lo studio ha dimostrato che alti livelli di NEFA (acidi grassi liberi non esterificati) sono associati a un maggiore rischio di diabete di tipo 2. Tuttavia, è emersa anche un’interazione significativa degli omega-3 su questa relazione. Gli individui con livelli bassi di acidi grassi polinsaturi, in particolare EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), mostravano un rischio più elevato di diabete rispetto a quelli con concentrazioni più elevate di tali acidi grassi.
L’indice di omega-3 menzionato nello studio si riferisce al rapporto tra EPA e DHA nel sangue. Gli individui carenti di EPA e DHA avevano un indice di omega-3 pari al 3,9%, mentre quelli con concentrazioni medio-alte raggiungevano il 7,5%. È stato suggerito che un indice di omega-3 pari all’8% sia associato a un minor rischio cardiovascolare. È interessante notare che la maggior parte della popolazione che non assume integratori di EPA e DHA ha un indice di omega-3 compreso tra il 3% e il 5%.
In sintesi, lo studio ha evidenziato che gli alti livelli di NEFA sono correlati a un aumentato rischio di diabete di tipo 2, ma la presenza di quantità adeguate di omega-3, come EPA e DHA, sembra attenuare tale relazione. L’assunzione di omega-3 potrebbe quindi avere benefici sulla prevenzione del diabete di tipo 2 e sulla salute cardiovascolare. Tuttavia, è importante considerare che questo studio è solo uno dei tanti contributi nella comprensione di questa relazione complessa, e ulteriori ricerche sono necessarie per confermare e approfondire tali risultati. Gli Omega-3 possono agire sulle disfunzioni metaboliche?
Secondo i ricercatori, i risultati ottenuti, oltre a confermare il ruolo dei NEFA come indicatore di diabete di tipo 2, suggerirebbero l’effetto protettivo degli omega-3 nei confronti della patologia. Gli autori della ricerca ipotizzano dunque che l’aumento di EPA e DHA nel sangue possa svolgere un ruolo importante per un invecchiamento sano, ma l’azione degli omega-3 nei confronti delle disfunzioni metaboliche correlate ai NEFA richiede comunque ulteriori studi.
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Prodotti eubiotici e infiammazione intestinale
L’infiammazione intestinale è una condizione correlata a malattie di diversa gravità (Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, Sindrome dell’Intestino Irritabile, malattie metaboliche), al fisiologico invecchiamento dell’organismo. In un intestino con microbiota in condizioni →
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Dieta senza glutine: a piccoli passi tra salute e benessere


L'analisi lipidomica delle membrane come strategia di prevenzione
L’avanzamento delle conoscenze nelle scienze della vita e il perfezionamento delle metodiche analitiche, hanno permesso sempre di più di indagare la salute dell’uomo basandoci su osservazioni a livello molecolare. Questo ci ha permesso di comprendere il ruolo →
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L’importanza dell’analisi adipometrica nel percorso alimentare
Diversi sono i fattori che concorrono al successo di un piano alimentare. Sicuramente la prima visita è importante, in quanto in quel contesto il professionista incontra per la prima volta il paziente ed è proprio in quel momento che vengono create le basi →
stile di vita, le abitudini alimentari ed eventuali criticità legate alla salute del paziente. Ma poi diventa essenziale capire l’aspetto fisiologico.
E’ ormai assodato che peso e altezza (e conseguente BMI) sono delle indicazioni di
massima, che non possono dare l’effettiva definizione della composizione corporea.
La stessa composizione corporea effettuata ambulatorialmente non è una misura oggettiva, ma una stima, che può essere influenzata da diversi fattori dipendenti dalla metodica utilizzata.
L’adipometria, intesa come metodica, colma questa mancanza, permettendo, oltre alla stima della composizione corporea, un’analisi tessutale quantitativa e qualitativa in qualsiasi distretto corporeo.
Questo permette di effettuare valutazioni sulla tipologia di adipe, evidenziando la divisione dell’ ipoderma tra Sat (adipe essenziale, legato a variazioni ormonali) e Dat (adipe di accumulo). In questo modo il professionista ha la possibilità di capire il reale problema del paziente.
L’adipometria, inoltre, consente di misurare quantitativamente e qualitativamente i distretti muscolari.
Tutti questi dati, nell’insieme, forniscono un’immagine precisa dello stato del paziente.
Con i vari controlli che si succedono nel tempo è poi possibile monitorare le effettive
variazioni tessutali, potendo così seguire e modulare il corretto sviluppo del piano
alimentare. Inoltre, non è da sottovalutare l’aspetto marketing-motivazionale che l’adipometria mette a disposizione. Il paziente, infatti, può seguire visivamente i propri progressi, in una forma
facilmente comprensibile.
In conclusione l’adipometria offre uno sguardo preciso e oggettivo dello stato del paziente, concorrendo al successo della strategia alimentare scelta dal professionista e incentiva il paziente a proseguire il percorso fino al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
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Ricerca, Prevenzione, Cura farmacogenomica e nutrigenomica
Il nuovo, vasto ed importante ambito scientifico sviluppatosi negli ultimi anni ha visto l’evoluzione di discipline scientifiche come la Nutrigenomica, la Farmacogenomica e la Metabolomica che studiano gli effetti esercitati sul nostro organismo (Genoma) dai diversi elementi →
Queste nuove discipline scientifiche hanno offerto una serie di strumenti concreti per fornire ai medici, biologi, nutrizionisti, conoscenze e dati estremamente utili ai fini pratici per una prevenzione e diagnosi precise e per strategie terapeutiche personalizzate, efficaci e senza controindicazioni secondo i dettami suggeriti ed incoraggiati dalla “Società Italiana Educazionale Medicina di Precisione – S.I.E.M.PRE.”
La conoscenza più approfondita dei meccanismi di azione delle funzionalità intestinali attraverso le nuove competenze acquisite sul Microbioma Umano ha consentito di definire ed interpretare le interazioni tra sistema immune e le deregolazioni di sequenze genetiche che possono essere causa di processi infiammatori, di infezioni, di alterazioni metaboliche che determinano disturbi funzionali e patologie complesse riguardanti la salute dell’organismo umano.
Oggi i nuovi approcci terapeutici di Medicina di Precisione possono essere offerti a tutti i pazienti (uomini e donne di qualunque età, a partire dal terzo anno di vita) che necessitano una modulazione dietetica e farmacologica finalizzate alla prevenzione e alla normalizzazione delle alterazioni che coinvolgono l’equilibrio tra il Sistema Immune e il Sistema Neurale dei vari distretti del Microbioma Umano come:
distretto gastrointestinale
distretto respiratorio
distretto neurologico
distretto genito-urinario
distretto otorinolaringoiatrico
distretto cutaneo
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Gestione della ritenzione idrica: uno sguardo alle cause e ai rimedi naturali
In questo articolo si esamina un inestetismo molto frequente, soprattutto nelle donne, a causa degli estrogeni: la ritenzione idrica. Questo disturbo è caratterizzato dall’accumulo di liquidi negli spazi tra le cellule, che porta a gonfiore e cellulite. L’articolo fornisce un metodo →
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Dieta a basso indice glicemico: quali sono i benefici?
La dieta a basso indice glicemico è un approccio alimentare che mira a controllare l’aumento del glucosio nel sangue in modo graduale, per persone con diabete, per coloro che desiderano perdere peso in modo sano e per chi cerca di mantenere un livello costante di energia →
L’indice glicemico misura la velocità con cui i carboidrati negli alimenti aumentano la concentrazione di glucosio nel sangue. Alimenti con un basso indice glicemico portano un aumento più lento della glicemia rispetto agli alimenti convenzionali.
I benefici della dieta a basso indice glicemico includono una curva glicemica più stabile, sazietà prolungata e energia costante. Queste diete migliorano anche la prevenzione della malattia coronarica, sia nei soggetti diabetici che in quelli sani. Inoltre, aiutano a controllare l’appetito e sono benefiche per le persone obese o in sovrappeso.
L’European Food Safety Authority (EFSA) ha riconosciuto, per specifiche materie prime, quando utilizzato all’interno di un alimento, la capacità di ridurre l’incremento del glucosio ematico dopo il pasto. Tra queste sostanze, spiccano le fibre ricche di arabinoxilano, estratte dall’endosperma del frumento.
L’arabinoxilano è una fibra solubile che forma gel viscosi nello stomaco, ritardando lo svuotamento gastrico e aumentando la sazietà.
La presenza di fibre ricche di arabinoxilano, nella giusta quantità, in alimenti come pane e pasta, possono essere un valido aiuto nella gestione della glicemia post prandiale, senza modificare sapore e consistenza degli alimenti e aumentandone l’apporto di fibra, base per una dieta sana ed equilibrata.
Altri benefici includono una migliore concentrazione dopo i pasti, riduzione dei fattori di rischio per il diabete di tipo 2, malattie cardiache, infiammazioni e stress ossidativo, supporto per il controllo del peso e miglioramento delle prestazioni fisiche negli sport di resistenza.
La dieta a basso indice glicemico può essere adottata da chiunque, ma è particolarmente indicata per persone attente al controllo del peso, sportivi e persone con problemi di glicemia.
Giusto realizza intere linee di prodotti funzionali.
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Miscele speciali per gestire le energie, anche in condizioni estreme
La gestione delle energie è certamente un fattore importante per gli atleti. Errori tecnici o tattici possono compromettere in maniera irreparabile una competizione sportiva.
La Ricerca in nutrizione sportiva si impegna da sempre per realizzare prodotti all’avanguardia →
La capacità di garantire un flusso di energia costante, e una durata elevata delle energie, è certamente uno degli obiettivi della ricerca.
La miscela è costituita da un pool di carboidrati per massimizzare la gestione delle energie degli atleti, associabile a una specie di “Super Maltodestrina”, composta da ingredienti bilanciati che permettono un costante rilascio di energia, molto utile per atleti impegnati in attività di endurance.
Al suo interno, si trovano ingredienti innovativi che lavorano in sinergia tra loro.
1) Destrine cicliche altamente ramificate (HBCD)=> capaci di cedere glucosio in maniera graduale e continua
2) Palatinose => un carboidrato a basso indice glicemico, capace di favorire anche l’ossidazione dei grassi
3) Maltodestrine DE6 e DE18 => polimeri a media e lunga catena per una cessione graduale delle energie
Quali sono le caratteristiche in sintesi:
1) Cede glucosio in maniera graduale e continua
2) Ha un basso indice glicemico, capace di favorire anche l’ossidazione dei grassi
3) Contiene polimeri di glucosio a lunghissima catena e a catena ramificata, per un graduale rilascio delle energie.
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Fibre, microbiota gastrointestinale e basso indice glicemico
Il consumo di fibre è fondamentale per il corretto funzionamento del microbiota gastrointestinale, ovvero le comunità microbiche altamente diversificate che forniscono funzioni metaboliche, immunologiche e protettive che svolgono un ruolo fondamentale nella salute umana →
Le fibre alimentari sono polimeri di carboidrati che non vengono né digeriti, né assorbiti, ma sono soggette a fermentazione batterica nel tratto gastrointestinale e quindi influiscono sulla composizione delle comunità batteriche e sulle attività metaboliche microbiche, inclusa la produzione di prodotti finali fermentativi. Per questo motivo molte fibre alimentari vengono classificate come prebiotiche (3)
I prebiotici sono definiti come ingredienti fermentati selettivamente che provocano cambiamenti specifici nella composizione e/o nell’attività del microbiota gastrointestinale, conferendo così benefici alla salute dell’ospite (4)
Per il corretto funzionamento del microbiota intestinale è consigliato il consumo giornaliero di almeno 30g di fibre. Un consumo inferiore in sole 24 ore può provocare cambiamenti pronunciati nella diversità batterica e nella produzione di prodotti finali fermentabili fecali (5)
Le fibre alimentari sono eterogenee e per descriverle esistono diverse classificazioni. Per quanto riguarda l’origine, le fibre vegetali possono essere divise in fibre derivate da cereali e granaglie, frutta, verdura, noci e legumi. A seconda della provenienza ovviamente si osservano composizioni chimiche variabili, oltre alle proprietà fisico-chimiche (6, 7). Ad esempio le banane contengono amido resistente e inulina, mentre le mele sono ricche di pectine. Pertanto una dieta ricca di alimenti a base vegetale fornisce molti tipi diversi di fibre alimentari a supporto di una composizione microbica più diversificata (8, 9).
Le caratteristiche fisico-chimiche delle fibre includono fermentabilità, solubilità e viscosità e queste proprietà non solo influenzano la fermentazione, ma anche gli effetti terapeutici del consumo (10). A tal proposito è possibile distinguere le fibre in solubili ed insolubili.
Le fibre insolubili, come la cellulosa, sono generalmente scarsamente fermentate dal microbiota intestinale, ma la loro presenza nella dieta aumenta la velocità di transito intestinale riducendo la quantità di tempo disponibile per la fermentazione batterica del colon di alimenti non digeriti (11).
Le fibre solubili, come arabinoxilani e β-glucani, presentano una elevata solubilità e viscosità che si traducono in effetti terapeutici unici come il controllo del peso corporeo, aumento del senso di sazietà, controllo glicemico e riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue (10, 13). Tali fibre sono altamente presenti nei cereali integrali come orzo e avena e nella frutta, ma spesso non biodisponibili ed efficaci se non estratte dalla matrice alla quale sono legate.
Raggiungere la quota giornaliera di 30 g di fibre non è impossibile, anzi è facilmente raggiungibile attraverso i 5 pasti principali (colazione, pranzo, cena e i 2 spuntini) tramite frutta, verdura e cereali.
Il corpo umano è abitato da trilioni di microrganismi simbiotici, la maggior parte presente nel tratto gastrointestinale, principalmente nell’intestino crasso, e nel complesso prendono il nome di microbiota.
Il microbiota continua ad evolversi e ad adattarsi durante l’intera vita, tenendo conto di fattori come la dieta, l’attività fisica, le abitudini sedentarie, la gestione del peso e dello stress, nonché la qualità e la quantità di sonno [13]. Il microbiota intestinale di un individuo può riflettere la sua dieta in qualsiasi momento. Un recente studio mette in relazione lo stato del microbiota intestinale e la dieta mediterranea, riconosciuta nel 2016 Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità e associata alla prevenzione delle malattie cardiovascolari e metaboliche. Lo studio ha concluso che diversi batteri benefici (Bifidobacterium animalis, Oscillibacter valericigenes e Roseburia faecis) sono più abbondanti negli individui con una maggiore aderenza alla dieta mediterranea [14]. Tuttavia, l’attuale modello alimentare occidentale, ricco di grassi saturi e zuccheri, è correlato a una composizione alterata del microbiota (spesso qualificandosi come meno diversificato), che sembra essere coinvolto nello sviluppo di malattie metaboliche infiammatorie come l’obesità o il diabete. [15]. I cambiamenti del microbiota intestinale sono correlati allo stato di salute [16]. L’attività del microbiota intestinale nell’uomo comprende la degradazione di proteine e carboidrati non digeriti (zuccheri, oligosaccaridi, peptidi, aminoacidi), fermentazione di aminoacidi e monosaccaridi, smaltimento dell’idrogeno, trasformazione degli acidi biliari e sintesi vitaminica [17, 18]. Qualsiasi cambiamento nel profilo degli zuccheri/dolcificanti che consumiamo ridefinisce gli ambienti nutritivi nel nostro intestino.
Il consumo eccessivo di zucchero è diventato un importante problema di salute pubblica a causa dei suoi effetti negativi sulla salute e delle conseguenze metaboliche come obesità, insulino-resistenza, sindrome metabolica, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2. Un secolo fa, agenti edulcoranti o edulcoranti, sostituti dello zucchero che imitano il sapore dolce, sono emersi come alternativa al consumo di saccarosio e sciroppi di glucosio-fruttosio per ridurre l’apporto energetico (19).
I dolcificanti sono da diverse centinaia a migliaia di volte più dolci del saccarosio e non contengono troppe calorie. Includono i dolcificanti non nutritivi (NNS), che hanno un’intensità dolcificante maggiore rispetto ad altri dolcificanti, come acesulfame K (ace-K), advantame, aspartame, sale di aspartame–acesulfame, ciclammato, neoesperidina diidrocalcone, neotame, saccarina, glicosidi steviolici (compresi 10 diversi glicosidi), sucralosio e taumatina, edulcoranti ipocalorici (LCS), come polioli o alcoli di zucchero e altri nuovi zuccheri che sono carboidrati a bassa digeribilità derivati dall’idrogenazione delle loro fonti di zucchero o sciroppo (20).
Dal 2019 sono sotto esame gli effetti degli edulcoranti sul microbiota intestinale, considerando sia gli studi sperimentali che i trial clinici, con un focus particolare su saccarina e sucralosio che spostano maggiormente la popolazione del microbiota intestinale.
Nella popolazione sana le fluttuazioni glicemiche sono strettamente controllate da una serie di meccanismi omeostatici fisiologici e durante il periodo post-prandiale sono influenzate, in particolar modo, da fattori dietetici (21). Infatti, nei soggetti diabetici di tipo 2 trattati con insulina, si osserva una riduzione del 30% della curva glicemica post-prandiale nelle 24h dopo aver seguito una dieta a basso IG per una settimana (22).
L’esercizio fisico e la modifica della dieta sono efficaci nel ridurre lo sviluppo del diabete di tipo 2 tra gli individui a rischio. Ciò che risulta necessario è l’introduzione di alcuni semplici cambiamenti dello stile di vita abituale, che hanno un effetto significativo nella correzione dei fattori metabolici che contribuiscono ad una ridotta tolleranza al glucosio e al diabete. L’adozione di una semplice modifica alla dieta individuale, ovvero l’inserimento di un alimento chiave a basso IG ad ogni pasto, può avere un effetto marcato sia sulla glicemia a digiuno che sui profili glicemici complessivi nelle 24h. Dopo solo una settimana di riduzione dell’IG grazie alla dieta, 8 soggetti su 9 mostrano una riduzione del loro profilo glicemico complessivo (23).
Numerosi studi clinici dimostrano che diete a basso IG influenzano favorevolmente il metabolismo post-prandiale, riducono la resistenza all’insulina e i parametri lipidici e della coagulazione. Tali risultati possono quindi spiegare i benefici a lungo termine delle diete a basso IG sulla CVD (24).
La scelta di una dieta a basso IG e povera di edulcoranti, e quindi prediligere cibi a basso IG, ottenuti grazie all’integrazione della fibra solubile ricca in arabinoxilani prodotta da Heallo srl, può determinare, oltre ad un miglioramento del profilo glicemico postprandiale, una maggiore riduzione del peso corporeo rispetto alle diete ad alto IG, perché è stato dimostrato che gli alimenti a basso IG sono più sazianti (25), ritardano la fame e diminuiscono il successivo apporto energetico (26), grazie anche all’apporto di fibre (27, 28) che contribuiscono a migliorare la sazietà e la fame.
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Micronutrienti e antiossidanti: mix per invecchiare in salute?
In un mondo dove l’aspettativa di vita è in aumento, invecchiare in salute è tra i primi obiettivi della medicina moderna; l’obiettivo non è solo vivere più a lungo, ma vivere in salute.
Vitamine e Minerali sono sempre più oggetto di studi per le loro proprietà →
Una delle teorie più affascinanti degli ultimi anni volta a sottolineare l’importanza dei micronutrienti per un invecchiamento in salute, è stata proposta del Prof. Ames: in caso di ridotto apporto di Vitamine e Minerali, come ad esempio con una dieta scorretta, sembra che venga favorita l’attivazione di quelle proteine/enzimi della «sopravvivenza» privando allo stesso tempo di Vitamine e Minerali le proteine della «longevità» rendendole sempre più inattive e portando così ad un aumento dei danni dell’invecchiamento.
Insieme con il nostro organismo, o addirittura prima del nostro corpo, ad invecchiare è il microbiota: ovvero l’insieme di microorganismi, che popola il nostro intestino e che ci supporta, tutti i giorni e ci protegge dagli attacchi esterni. Recenti studi sottolineano l’azione di vitamine e minerali nel mantenimento e nella diversificazione del nostro microbiota, favorendo la proliferazione delle specie protettive a discapito dei batteri patogeni.
Nonostante l’importanza di vitamine e minerali, numerosi studi evidenziano che la maggior parte della popolazione mondiale, anche nei paesi sviluppati, assume Vitamine, Minerali a livelli inferiori a quelli raccomandati.
Uno degli effetti più immediati della carenza di micronutrienti è la diminuzione della capacità antiossidante del nostro organismo, giacché, molte vitamine e minerali, esplicano anche una potente azione contro i radicali liberi.
Lo stress ossidativo rappresenta una delle principali cause della senescenza cellulare, con risultati evidenti sull’invecchiamento di tutto il corpo e della mente. Le sostanze naturali rappresentano un’ottima fonte di molecole antiossidanti, dalle diverse strutture chimiche e con diversa capacità di neutralizzare i radicali liberi o di potenziare i meccanismi di difesa del nostro corpo; non tutte le molecole antiossidanti hanno, però, la stessa capacità di ritardare l’aging, molto dipende anche dalla possibilità del nostro organismo di assorbire e utilizzare queste molecole. Scegliere Vitamine e Minerali necessari, fornendo, contemporaneamente, il giusto apporto di molecole antiossidanti, potrebbe essere, quindi, il mix perfetto per aiutare il nostro organismo ad invecchiare in salute.
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Alimentazione sana: qual è il ruolo della frutta secca?
In ambito scientifico i termini “alimentazione” e “nutrizione” non sono sinonimi: per alimentazione si intende la scomposizione meccanica degli alimenti (masticazione e digestione), mentre per nutrizione si intende la distribuzione dei nutrienti ai distretti dell’organismo →
Oltre al consumo tal quale come snack, la frutta secca può essere consumata anche sotto forma di crema: gli oli naturalmente presenti in essa consentono infatti di macinarla ottenendo una consistenza morbida e spalmabile, senza l’aggiunta di zuccheri, oli e grassi vegetali o emulsionanti, che ne aumenta le modalità di consumo e permette la creazione di combinazioni alimentari bilanciate dal punto di vista nutrizionale.
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Integrazione alimentare liquida dosabile sul peso corporeo
Oggi, davanti alla moltitudine di scelte possibili per l’integrazione alimentare, il professionista si trova di fronte a diverse considerazioni per il consiglio migliore. Una volta individuata la sostanza o la pianta possiamo trovare disponibili integratori alimentari che contengono lo stesso →
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Il ruolo dei probiotici per la prevenzione delle disbiosi intestinali
Il tratto digestivo umano è popolato da milioni di microorganismi e flore batteriche che influenzano la salute globale e se non sono in equilibrio generano disturbi enterici che scaturiscono le cosiddette disbiosi intestinali. Probiotici e prebiotici sono due parole che racchiudono un mondo non →
Ci sono studi a supporto dei probiotici utilizzati efficacemente nelle infezioni enteriche poiché è stato dimostrato che gli stessi producono sostanze inibitorie, che modulano il sistema immunitario e migliorano la funzione protettiva. Gli effetti terapeutici dei probiotici hanno dimostrato una alta percentuale di successo contro la proliferazione di agenti patogeni di origine alimentare, e la loro efficacia terapeutica è maggiore in modo esponenziale utilizzando pool di probiotici specifici come L. Rhamnosus, L. Acidophilus e B. Bifidum. Questi ceppi batterici probiotici sono sottoposti a trattamenti bioingegnerizzati che ne potenziano l’effetto e dovrebbero fornire un approccio migliore e alternativo rispetto alle tradizionali terapie. I prebiotici invece, ricoprono una importanza non secondaria poichè costituiscono il nutrimento degli eubatteri intestinali ed esplicano la funzione di nutrimento della flora batterica buona favorendone la proliferazione. I prebiotici per eccellenza sono i Fruttoligosaccaridi (FOS) e l’Inositolo (contenuto in alcuni estratti di origine vegetale) e solitamente sono presenti in maniera controllata nei quantitativi all’interno dei preparati poiché la quota in eccesso non utilizzata dagli eubatteri sarebbe utilizzati dai patogeni. Chiudono il cerchio i fitoestratti ad alto contenuto di antiossidanti che preservano l’omeostasi cellulare e giocano anch’essi un ruolo di protezione dallo stress ossidativo cellulare.
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Mantenimento dei livelli normali di glucosio nel sangue
Uno studio pilota effettuato al San Camillo di Roma suggerisce che integrazione di estratti da Citrus mediterranei in combinazione con esperidina e cromo migliorino il profilo glicemico in pazienti con disglicemia. Mantenere il glucosio nel sangue a livelli normali →
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Dalla composizione corporea alla terapia dietetica efficace
La valutazione dello stato nutrizionale risulta essenziale per la corretta impostazione della terapia dietetica e per le fasi del follow-up; non applicarla comporta spesso la fallacità delle terapie e dei trattamenti e il rapido drop-out. Lo stato di nutrizione di un soggetto è definitivo da →
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Menopausa in salute: gli effetti dell’integrazione con SAMe
Ansia, depressione, sonno irregolare, dolori e disturbi articolari, dislipidemie le problematiche più ricorrenti in menopausa. Questo passaggio fisiologico importante della vita della donna è caratterizzato da modificazioni che spesso hanno ripercussioni significative sulla sfera psico-fisica. →
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Integratori alimentari a base di magnesio: quale scegliere?
Il magnesio è un minerale tra i più importanti per l’organismo in quanto, oltre a svolgere un ruolo strutturale nell’apparato scheletrico, è coinvolto come cofattore in oltre 300 reazioni enzimatiche a livello dell’intero organismo. Tra i vari effetti il magnesio contribuisce al normale →
Livelli subottimali di magnesio possono riscontrarsi in anziani, adulti sotto stress e persone che praticano sport, ma tale condizione è sempre più frequente in tutta la popolazione occidentale in quanto indotta da regimi alimentari talvolta scarsamente equilibrati. Indagini nutrizionali rivelano infatti che in Europa e negli Stati Uniti l’assunzione di magnesio è inferiore rispetto alla dose giornaliera raccomandata, e l’inadeguata assunzione di magnesio è associata a diverse problematiche che si manifestano sulla qualità del sonno e sulle funzioni cerebrali, metaboliche e cardiovascolari.
Gli integratori di magnesio sono ampiamente utilizzati, ma spesso solo una frazione minoritaria del magnesio assunto viene effettivamente assorbita dall’intestino. Soluzioni innovative come la chelazione Albion® migliorano la biodisponibilità del magnesio in quanto, grazie a due molecole di glicina, vengono formati dei complessi (magnesio bisglicinato) che garantiscono al minerale una “via preferenziale” di assorbimento attraverso uno specifico trasportatore non saturabile.
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Profilo degli acidi organici. La diagnostica del terzo millennio
Oggi dinanzi a pazienti cronici e complessi il professionista ha bisogno di uno strumento di assoluta precisione che gli permetta di capire come intervenire per aiutarli. Chiunque esso sia, nutrizionista o specialista si pone questa domanda. Da dove inizio? Come posso aiutarlo? →
Markers Mitocondriali
Metaboliti dei neurotrasmettitori
Marker Nutrizionali
Metaboliti degli Amminoacidi
Metabolismo dei folati
Markers di Lieviti e Funghi
Markers dei Batteri
Markers dei Clostridi
Metaboliti degli Ossalati
Chetoni ed Ossidazione degli Acidi Grassi
Ciclo Glicolitico
Indicatori di Detossificazione
Il test profilo acidi organici è più di un singolo test. È un profilo completo che più di ogni altro esame può essere un punto di svolta nella pratica clinica, o per chi cerchi risposte a problemi non risolti. Può essere utile per le persone i cui sintomi non sono stati spiegati attraverso altri esami.
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Come cambia l'intestino durante il periodo della gravidanza?
Durante la gravidanza si assiste ad una importante variazione della composizione del microbiota e della permeabilità intestinale, che tende ad aumentare durante l’ultimo trimestre per permettere una maggiore traslocazione batterica mediata dalle cellule dendritiche →
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I mitocondri, le centrali energetiche delle nostre cellule
Sono oramai noti i benefici degli antiossidanti sul nostro organismo e l’importanza del consumo di frutta e verdura fresca (di stagione e a Km0). Inoltre, è indicato assumere regolarmente integratori alimentari ricchi di antiossidanti per contrastare gli effetti nocivi dello stress →
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Fatica a breve termine (SF), i benefici del Melograno Mediterraneo
“Per la prima volta abbiamo testato l’efficacia di un ingrediente tipico del bacino mediterraneo come supporto per il sistema immunitario per combattere stanchezza e affaticamento, manifestazioni tipiche di un sistema immunitario alterato. Parliamo di immunonutrizione, concetto per cui alcuni nutrienti, grazie alla loro attività antinfiammatoria, possono aiutare →
Costanza Riccioni,
Chief Scientific Officer Esserre Pharma.
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Nutraceutica avanzata per la salute del tratto urinario femminile
“Le infezioni del tratto urinario interessano circa 6 milioni di donne all’anno in Italia. Circa metà delle donne ha sofferto almeno una volta nella vita di un episodio di cistite; di queste, il 20% ha un secondo episodio nell’arco di sei mesi, e l’8% un terzo. Si definisce ricorrente un’infezione non complicata del tratto urinario che si manifesta 3 volte in 12 mesi o 2 volte →
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Regole d'oro per un probiotico di qualità
“Il probiotico è un microrganismo vivo e vitale che, quando somministrato in quantità adeguate, conferisce benefici a chi lo assume.
Questa definizione, stabilita dall’OMS, definisce alcuni punti fondamentali: 1. Vitalità dei microrganismi e capacità colonizzante: le spore e i batteri liofilizzati non possono essere definiti probiotici. →
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HMO: soluzione innovativa per la salute gastrointestinale
“Il 2’-fucosillattosio, un oligosaccaride del latte materno (HMO), è un prebiotico selettivo bifidogenico che limita l’adesione dei patogeni alla mucosa intestinale, modula la risposta del sistema immunitario favorendo un fenotipo tollerante e antinfiammatorio e infine modula la contrattilità neuromuscolare[1].” →
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Il punto di partenza per un corretto protocollo nutrizionale
La prima visita nutrizionale è il punto di partenza per definire un corretto protocollo nutrizionale e/o di integrazione alimentare, finalizzato a migliorare l’attuale stato di salute o a prevenire il rischio di malattia, eventualmente associato allo stato attuale.
Il peso corporeo è soltanto uno dei parametri misurati; la prima visita →
Vuoi approfondire il tema degli strumenti di misurazione di peso e altezza e degli analizzatori della composizione corporea? Visita i siti web
www.bodycomp.it
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Vitamina B12: quale dosaggio?
Un recente studio italiano pubblicato su Clinical Nutrition ha valutato la capacità di due dosaggi di vitamina B12 sublinguale per verificare quale ne migliorasse i livelli in un gruppo di vegani e vegetariani con carenza marginale. Lo studio è stato condotto su 40 volontari, divisi in due gruppi: il primo ha ricevuto un’integrazione a basso dosaggio (50 mcg/die, ossia →
Il miglioramento dei livelli sierici di vitamina B12 è stato considerato un parametro primario: dallo studio è emerso che il dosaggio elevato ha indotto un aumento maggiore dei livelli circolanti di vitamina B12 rispetto al basso dosaggio, ma dalle analisi statistiche si può affermare che entrambi i dosaggi ne avrebbero indotto un incremento significativo nel tempo.
Tra le altre variabili prese in considerazione dallo studio vi sarebbero poi la olotranscobalamina (per verificare il quantitativo di vitamina B12 effettivamente attiva), l’acido metilmalonico (un marcatore specifico che si accumula in caso di carenza di vitamina B12) e l’omocisteina: tali parametri variano in modo significativo dopo l’integrazione con entrambi i dosaggi, anche fino al raggiungimento di valori che rientrano nel range della normalità.
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Fame nascosta: l'importanza dei micronutrienti
La transizione dall’adozione di diete tradizionali basate su alimenti scarsamente trasformati a cibi e bevande industriali ad alta densità energetica e poveri di micronutrienti è responsabile del fenomeno conosciuto come “triplice fardello” della malnutrizione, caratterizzato da denutrizione, carenze di micronutrienti e obesità →
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Effetti di una pasta dietetica arricchita in fibra sull’adherence alla dieta di soggetti obesi
Denominatore comune dei fallimenti delle diete ipocaloriche prescritte a pazienti
obesi è la difficoltà a mantenere nel tempo il calo ponderale. Diete monotone e i
ridotti livelli di sazietà sono tra i motivi ricorrenti di abbandono dei programmi
dietetici. →
pazienti, poco inclini al consumo regolare delle paste “scure” integrali; d’altra parte
una ridotta porzione di pasta di semola comune può non essere soddisfacente. Scopo del presente studio è stato quello di valutare il calo ponderale e l’adherence a breve e
medio termine in un gruppo di soggetti obesi sottoposti a dieta ipocalorica
comprensivi di una pasta arricchita in fibra.
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Diagnostica integrata e terapia sistemica nutrizionale
La Diagnostica integrata e la Terapia sistemica nutrizionale caratterizzano i Protocolli Specialistici di Dietosystem®, indiscussi riferimenti nella pratica clinica ambulatoriale. L’utilizzo di software e dispositivi medicali specialistici, certificati, assicura al professionista, →
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L’infiammazione parte dalla membrana cellulare: puoi misurarla!
Negli ultimi tre decenni è aumentata drasticamente l’incidenza di malattie cardiovascolari, respiratorie, neurodegenerative, autoimmunitarie, di diabete e tumori nella popolazione mondiale. Si è visto che alcuni fattori sociali, ambientali e legati allo stile di vita possono promuovere una condizione di →
Oggi l’infiammazione è un processo molecolare ben conosciuto, sin dalle cause primarie che avvengono a livello della cellula, la vera unità funzionale dei tessuti. Per comprendere appieno cosa sta avvenendo e se c’è una condizione infiammatoria, è indispensabile conoscere e valutare il profilo molecolare di membrana del soggetto, eseguito su globulo rosso maturo, cellula selezionata e lavorata con una robotica unica al mondo, mediante procedimento accreditato ISO 17025 (Accredia).
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Butirrato: cos’è e perché dovresti prestargli attenzione
Il butirrato prodotto dalla flora batterica si prende cura della salute del nostro intestino, ci aiuta a prevenire l’insorgenza di alcune malattie, fa il pieno di energia alle nostre cellule ma… che cos’è? Il butirrato è uno dei buoni, buonissimi frutti che nascono dalla cooperazione tra noi ed il microbiota che ospitiamo nel nostro →
Tra tutti gli SCFAs, quelli più conosciuti sono l’acetato, il propionato e, appunto, il butirrato, ma quest’ultimo è sempre stato oggetto di un particolare interesse nella comunità scientifica. Questa molecola infatti funziona come “batteria molecolare” per le cellule del nostro intestino, supporta il nostro sistema immunitario, in particolar modo nel colon, e limita l’insorgenza di alcune patologie nel tratto digerente.
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Sport e microbiota: l’allenamento che inizia da dentro di noi
I microorganismi che popolano il nostro intestino fanno molto di più che consumare fibre e tenere a bada i batteri patogeni. Il nostro microbiota e la nostra attività fisica si influenzano a vicenda su molti aspetti, dall’energia necessaria a far funzionare i muscoli fino al recupero a fine allenamento. Grazie ad un sempre maggior → Analogamente a quanto accade per l’asse intestino-cervello, anche il rapporto tra microbiota intestinale ed esercizio fisico è bidirezionale: l’attività sportiva migliora la circolazione sanguigna e la motilità intestinale, creando così l’ambiente ottimale per la crescita della nostra flora batterica che, in cambio, metabolizza ciò che mangiamo producendo preziosi micronutrienti. Vuoi approfondire l’argomento? Clicca qui.


Miscele speciali per gestire le energie, anche in condizioni estreme
La gestione delle energie è certamente un fattore importante per gli atleti. Errori tecnici o tattici possono compromettere in maniera irreparabile una competizione sportiva.
La Ricerca in nutrizione sportiva si impegna da sempre per realizzare prodotti all’avanguardia e tra questi ci sono certamente miscele brevettate →
La miscela è costituita da un pool di carboidrati per massimizzare la gestione delle energie degli atleti, associabile a una specie di “Super Maltodestrina”, composta da ingredienti bilanciati che permettono un costante rilascio di energia, molto utile per atleti impegnati in attività di endurance. Al suo interno, si trovano ingredienti innovativi che lavorano in sinergia tra loro.
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Quali sono le caratteristiche in sintesi:
1) Cede glucosio in maniera graduale e continua
2) Ha un basso indice glicemico, capace di favorire anche l’ossidazione dei grassi
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Pistacchi Americani, una grande fonte di sostanze benefiche per la salute
Il pistacchio è un prodotto che vanta numerose proprietà benefiche note sin dai tempi antichi. Utilizzato come cibo fin dal 7000 a.C. in Turchia, era noto agli Assiri, ai Persiani e ai Greci come “droga medicinale”. Molte delle proprietà salutari di questo frutto derivano dalla sua composizione e dalla sua ricchezza di micronutrienti →


Rafforzare il sistema immunitario: la top five dei nutrienti
Sarebbe impossibile parlare di benessere senza considerare la salute del tuo sistema immunitario. Nonostante la parola benessere assuma un significato diverso per ognuno di noi, il sentirsi bene equivale a nutrire il corpo in modo che goda di buona salute in tutte le fasi della vita; durante questo percorso →
Un sistema immunitario ben funzionante è in grado di difendere il tuo corpo da tutto ciò che potrebbe influire negativamente sulla tua salute. La riposta immunitaria, ovvero la modalità con la quale il sistema immunitario interviene in presenza di una minaccia, si divide in:
Risposta Innata: rappresenta la prima difesa nei confronti di virus, batteri o tossine. Sebbene non sia in grado di distinguere i vari agenti patogeni, agisce inviando un messaggio alle cellule immunitarie in modo da generare una risposta rapida che possa prendersi carico del problema.
Risposta adattativa: interviene dopo aver identificato la minaccia e risponde utilizzando degli strumenti, che prendono il nome di anticorpi, specifici e mirati a contrastarla.
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Vitamina K e Omega-3: i benefici per la salute del tuo cuore
Medici e nutrizionisti ti dicono costantemente che il cibo ha un impatto diretto e importante sul tuo cuore. Sappiamo che una dieta ricca di cibi infiammatori può influire negativamente sulla salute cardiovascolare, ma molti altri nutrienti svolgono un ruolo essenziale nel mantenere il cuore sano. La vitamina K e →
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Colesterolo alto: i benefici dell'estratto di carciofo titolato
L’estratto di carciofo è uno dei rimedi naturali più utilizzati in virtù dei suoi benefici per fegato e cistifellea. Sempre più studi evidenziano proprietà utili anche in caso di dislipidemie: riduzione del colesterolo totale e LDL, diminuzione dei trigliceridi e protezione delle LDL dall’ossidazione. Noto per le sue proprietà protettive →
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Microbiota e Fertilità
L’infertilità sconosciuta o idiopatica è stata associata al tratto urogenitale e alla disbiosi batterica Il ceppo Lactobacillus salivarius PS11610 si è dimostrato straordinario nell’attività antimicrobica in vitro contro i patogeni urogenitali. E’ stato condotto uno studio di intervento per valutare l’effetto di Lactobacillus salivarius PS11610 sulla composizione microbica del tratto urogenitale in coppie sterili con disbiosi batterica. →
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Dislipidemie e rischio cardiovascolare: intervento nutraceutico
Nei paesi industrializzati le patologie a carico del Sistema cardiovascolare sono responsabili del 30-35% dei decessi rappresentando – così – la prima causa di morte per malattia; numerosi fattori di rischio e la presenza di uno stato infiammatorio cronico rappresentano il substrato per lo sviluppo →
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Composizione corporea per un corretto piano nutrizionale
Vi siete mai chiesti perché un piano nutrizionale funzioni bene con alcuni soggetti e molto meno su altri?Sicuramente l’adesione alla dieta prescritta e lo stile di vita del soggetto incidono molto, ma per stabilire inizialmente una corretta alimentazione (sia per il soggetto sano, che il soggetto patologico) →
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Lo sviluppo dell'acidosi metabolica cronica: approfondimenti
Tutti i processi metabolici nel nostro corpo sono controllati da enzimi, che funzionano in modo ottimale solo in determinate condizioni. Ciò include anche il valore del pH, una misura della concentrazione di acidi e basici. Il pH all’interno delle cellule, nel liquido extracellulare, negli organi e soprattutto nel →
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L’attività fisica negli over 40: come poterla ottimizzare
Al giorno d’oggi sempre più persone svolgono attività fisica anche in età avanzata. È noto che con l’avanzare dell’età avvengono importanti alterazioni metaboliche e funzionali che coinvolgono sia il singolo organo sia l’organismo nella sua globalità; l’attività fisica eseguita →
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Nel nostro intestino vivono trilioni di microrganismi
Il microbiota intestinale si configura come un vero e proprio ecosistema, con una sua complessa struttura di interazioni tra popolazioni di batteri, virus, funghi e protozoi. Come tutti gli ecosistemi, anche quello intestinale fonda la propria resistenza verso i fattori di disturbo, →
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L’importanza della fermentazione biologica per migliorare digestione, assorbimento e biodisponibilità
Con un peggioramento generale della qualità della vita è utile un supporto nutrizionale funzionale che favorisca la digestione, l’assorbimento e la biodisponibilità dei nutrienti. →
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